IL POLMONE VERDE DELL’AMAZZONIA SOTTO ATTACCO

Il 15 febbraio 2019 alle 17.30 nella sala della Municipalità di Marghera-Venezia si terrà un evento dal Titolo “Demarcação jà: Amazzonia, Indios e Ambiente sotto attacco nel Brasile di Bolsonaro” che segna anche la ripresa delle attività culturali dei Verdi Veneziani, su un tema da sempre all’attenzione del movimento ambientalista e delle ONG internazionali.

Partecipano Francesca Casella direttrice della sede italiana del movimento mondiale per i popoli indigeni Survival InternationalLucia Capuzzi giornalista della redazione esteri del quotidiano AvvenirePaolo Perlasca del WWF Venezia e Territorio e Don Gianni Fazzini della Pastorale degli Stili di Vita del Patriarcato di Venezia, che ci aggiornerà anche su quello che sta avvenendo in preparazione del Sinodo straordinario sull’Amazzonia di fine 2019 voluto, con grande lungimiranza da Papa Francesco.

Si confronteranno varie esperienze per spiegare cosa sta succedendo in Brasile al polmone del mondo, la foresta tropicale pluviale e ai suoi abitanti originari, i popoli nativi che li abitano da millenni. Ma che sembrano costituire un problema per molte categorie economiche che si stanno espandendo in Amazzonia in modo legale e il più delle volte in modo illegale, anche adesso nel 2019. E del nuovo governo Brasiliano che li appoggia completamente. Bolsonaro in campagna elettorale aveva dichiarato “Neanche un cm più di terra assegnata agli indios….” per favorire lo sfruttamento privato di quelle terre.

Il governo Bolsonaro vuole mettere una pietra tombale non solo sulla tutela integrale della foresta Amazzonica, indebolendo il Ministero dell’Ambiente e tentando di mettere sotto controllo dei militari gli organismi che sono deputati a sostenere la conservazione della biodiversità animale e botanica di queste aree straordinarie. Cosa ancora più importante ha messo il FUNAI, il Dipartimento brasiliano agli Affari Indigeni, nelle mani del Ministro dell’Agricoltura che è per l’80% l’attività principale causa della deforestazione in Amazzonia (grandi latifondi coltivati a soia e immensi allevamenti di bovini per produzione di carne anche da esportazione). Ministro dell’Agricoltura che è diretta espressione della “bancada ruralista”, cioè anche delle aziende agricole che in Amazzonia chiedono di espandersi radendo al suolo la foresta pluviale.

Compito principale del FUNAI era mappare, demarcare e proteggere le terre indigene abitate da popoli nativi sopravvissuti alla colonizzazione del Brasile più profondo, soprattutto in Amazzonia. Fenomeno che è avvenuto in ritardo ma con circostanze che ricordano la sorte dei Nativi Americani di Toro Seduto e Cavallo Pazzo nella frontiera del West USA.

Purtroppo questo compito è stato del tutto depotenziato con la misura n° 870/2019 del 1 gennaio 2019, il primo atto governativo , e non è una casualità, con cui l’appena insediato Presidente del Brasile Jair Bolsonaro sta tentando di demolire una legislazione ambientale e culturale faticosamente costruita dopo 30 anni dalla fine della Dittatura e che ha garantito un minimo di legalità per proteggere l’Amazzonia, a partire dalle storiche battaglie di Chico Mendes – assassinato nel 1988 da un fazendeiros – e dei seringueros e degli altri popoli che vivono della foresta.

Il problema riguarda quindi i Diritti sacrosanti dei popoli nativi, sanciti da 2 articoli della Nuova Costituzione Brasiliana del 1988, e anche la sopravvivenza e l’integrità della Foresta Pluviale brasiliana, e quindi tutti noi.

Perché tutti i Rapporti Scientifici dell’IPCC ribaditi tra mille difficoltà anche all’ultima COP 24 in Polonia concordano in modo unanime che la Foreste Tropicali possono ridurre fino al 25% l’aumento di CO2 in atmosfera e i cambiamenti climatici sul Pianeta Terra. E fatalità le aree meglio protette in Amazzonia sono quelle dove ci sono gli indios che vivono dei prodotti della Foresta e ne hanno garantito la conservazione in modo sostenibile fino ai giorni nostri. Nel manifesto l’immagine mostra nella regione del Mato Grosso a sinistra una zona non demarcata ma coltivata e quasi desertificata, a destra un’area forestale demarcata dal FUNAI e dove vive il popolo Mebengokre / Kayapó.

gli organizzatori

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